Secondo i dati dell’osservatorio nazionale immobiliare c’è un vero e proprio boom delle seconde case: ad incidere è lo Smart Working.
La crescita delle seconde case sta diventando un vero e proprio trend degli ultimi recentissimi tempi. I dati dell’osservatorio nazionale immobiliare 2022 rilasciati da Fimaa-Confcommercio lo confermano. Si parla addirittura di un incremento del 41% per l’acquisto di abitazioni in località di villeggiatura, che siano in mare, in montagna o nelle località con laghi. E’ però il mare ad avere la meglio con una crescita che addirittura raggiunge il 43,4%. E tra le cause di questo vero e proprio boom c’è proprio lo Smart Working, scoperto perlopiù durante la pandemia e che ad oggi, seppur con un leggero ritardo, l’Italia si inizia ad abituare stabilmente.
Gli svantaggi dello Smart Working nelle seconde case
Sebbene il lavoro da remoto dia la possibilità di poter lavorare da ogni luogo possibile bisogna prestare attenzione alla casa di villeggiatura che si sceglie. Lo Smart Working prevede infatti alcuni requisiti fondamentali che il luogo di lavoro, seppur a distanza, debba assolutamente avere. I luoghi più produttivi per il lavoro agile richiedono innanzitutto che la casa in questione sia dotata di una connessione internet. Inoltre la località prescelta non deve registrare particolari difficoltà proprio con la connessione. Le attività lavorative, inoltre, richiedono standard piuttosto alti in riferimento a internet: soprattutto alte prestazioni qualitative e grandi velocità di download e upload. Per fortuna nelle case di villeggiatura è possibile optare per una connessione senza linea fissa che, com’è noto, non richiede una particolare infrastruttura fisica.
Com’è cambiato il lavoro da remoto in Italia
In Italia lo Smart working ha visto un incremento vertiginoso durante il periodo della pandemia, con i conseguenti lockdown e le misure restrittive per prevenire i contagi da Covid-19. Mentre negli altri Paesi però il lavoro agile è già da tempo una realtà consolidata in Italia non tutte le aziende riescono ancora ad attuarlo e a preferirlo rispetto al lavoro in sede d’ufficio. Gli ultimi dati dell’Osservatorio Smart Working di Polimi rivelano che durante la pandemia il 97% delle aziende ha optato per il lavoro da remoto per un totale di 6,58 milioni di lavoratori. Già nel marzo 2021 però i numeri sono scesi a 5,37 milioni, con un’ulteriore diminuzione nella seconda parte dell’anno.
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ultimo aggiornamento: 12 Settembre 2022 14:51